Età 14 – 17 anni – Durata 60 minuti
con Chiara Petrolati, Francesco Pompilio, Viviana Simone e Giovanni Solinas
L’emancipazione femminile e la difesa dei diritti delle donne, sono le tematiche principali che muovono la messa in scena di questo canovaccio originale, che vede “sfidarsi” sul palcoscenico due giovani attori e due giovani attrici.
Lucrezia, moglie di Pantalone de’ Bisognosi, abbandona la casa del dispotico marito dopo anni di sottomissione e sfruttamento.
Clelia, la loro unica figlia, cresce sotto l’egida del padre finché, giunta in età da marito e promessa in sposa a un uomo vecchio per ragioni di interesse economico, fugge in cerca della sua libertà e del suo diritto all’amore.
Madre e figlia si ricongiungono e riscoprono il coraggio, la forza e la potenza magica delle donne. Le due, assumendo le fattezze di Streghe, con una serie di travestimenti, inganni, magie e artifici, riconquisteranno il loro posto nella società, portando Pantalone ad accettare suo malgrado che le donne hanno il diritto di amare, di lavorare, votare, scegliere autonomamente per la loro vita, andare in giro a testa alta e a volto scoperto in tutte le nazioni del mondo.
L’amore, infine, assicura un lieto fine alla storia, riappacificando chi un tempo si era amato e unendo chi si scopre novello innamorato.
Acrobazie emotive di un cuore senza età
di Valentina Salerno
con Alessandro De Luca
pupazzi Diana Biscaioli
Età 6-18 anni – Durata 90 minuti
Elettroradiogramma è la storia di un cuore pieno di ricordi e sentimenti, di forza e di passione… rinchiuso nel petto di un anziano e solitario signore.
Il signor Giacometti è un vecchietto come tanti; vedovo, arzillo , simpatico, gode di buona salute nonostante gli inevitabili acciacchi dovuti ai suoi 80 anni.
La sua esistenza è ormai scandita dai rintocchi delle abitudini quotidiane: la passeggiata, le medicine a orario, il riposino, il telegiornale… finché qualcosa di strano accade… il meccanismo si inceppa e un cortocircuito scombussola la sua tranquilla esistenza.
Sulle note delle più belle canzoni della musica leggera italiana, si srotola all’indietro il tappeto della sua vita e Giacometti rivive in una serie di rimandi, balzi temporali e collegamenti onirici, non solo la sua storia, ma la storia di tutti noi e delle nostre famiglie, dal dopoguerra fino ad oggi.
Un viaggio che è al contempo musicale, mimico e narrativo, sostenuto da una drammaturgia puntuale in cui le azioni si fondono con i testi delle canzoni dando vita a nuovi significati e declinazioni inaspettate.
Una scena scarna ed essenziale accoglie virtuosismi acrobatici e frizzanti colpi di scena, è il fondale su cui, proprio come in un tracciato cardiaco, si alternano momenti buffi e clowneschi a picchi poetici e lirici.
Tecniche utilizzate: Palo cinese, giocoleria, pupazzi, mimo.
Lo spettacolo è senza parole, adatto a qualsiasi tipo di pubblico senza limite di età e numero.
Età 10-15 anni – Durata 60 minuti
di Alessandro De Luca e Matteo Antonucci
Fragile è il nuovo spettacolo di circo teatro del Duo Pigreco.
Una creazione di circo teatro che si ispira al mondo del lavoro della nostra società moderna, basato spesso su equilibri instabili. Uno spettacolo che unisce circo, teatro e comicità, dal ritmo incessante, allegro e dal forte impatto visivo. Rumori di fabbrica aprono lo scenario di un immenso magazzino ricolmo di scatoloni: pacchi delle più disparate dimensioni, nastrati e imballati, pronti per essere spediti in tutto il mondo.
Due facchini si incontrano sul posto di lavoro, come ogni giorno, per organizzare l’ennesima sequela di consegne. Soprattutto quella di due pacchi dal contenuto estremamente fragile, che dovranno essere ritirati da un elicottero sulla cima di un magazzino a un momento preciso della giornata.
Il Duo Pigreco è una neonata compagnia di circo contemporaneo. Nasce dalla collaborazione di due amici che decidono, nel pieno della pandemia 2020, di non abbattersi e portare avanti un’idea senza fermarsi, incontrandosi ogni volta che le condizioni potevano permetterlo.
Alessandro De Luca e Matteo Antonucci sono due acrobati specializzati in palo cinese, specialità della quale sono anche docenti.Fragile è il loro primo spettacolo, costruito e gestito interamente dai due tramite il confronto le idee e le decisioni condivise.
Due Pigreco perché si cerca sempre di lavorare e fare performance a 360 gradi (2-pigreco). Perché il pigreco è il numero magico del cerchio, e quindi del circo. E anche perché due pali uniti tra loro formano esattamente un pigreco.
Età 5-99 anni – Durata 60 minuti
La Famiglia Addams: come dimenticare quel ritornello e quello schiocco di dita di una delle sigle più celebri mai create e per una delle famiglie più singolari, eccentriche e divertenti mai viste in tv?
Mercoledì, Pugsley e tutti i loro stravaganti parenti, creati nei lontani anni 30 dalla fantasia di Charles Addams, “tornano in vita” con gli attori di GattaNera Teatro, per mostrarci ancora una volta il lato comico anche delle situazione più drammatiche, per insegnarci tutto e il contrario di tutto, per farci ridere anche delle nostre più grandi paure, piccoli o grandi che siamo.
Festeggerete con loro uno strano compleanno, tra scene d’amore e di esplosioni, musiche, mostri, costumi, e tante tante risate, in uno scoppiettante spettacolo dove il testo è solo un pretesto per sbirciare un pò tra le mura di questa casa stregata che tutto sommato non fa così paura!
Età 10-18 anni – Durata 60 minuti
Anna Frank in fondo era un’adolescente con le sue passioni, suoi problemi, i suoi difetti, le sue gioie ed i suoi turbamenti.
Probabilmente oggi avrebbe fatto le sue storie di Instagram e avrebbe il suo profilo su Facebook, ma noi non ci pensiamo perché tutto quello che è passato, non riusciamo a sentirlo come vivo e reale. Invece dietro a ogni pagina
c’è una mano di carne e sangue a scrivere.
Anna è una bambina di famiglia ebrea che tra il 1942 e il 1945, chiusa giorno e notte nella stessa
stanza, è riuscita a parlare di felicità e libertà…Si, libertà…
Anna Frank voleva diventare una giornalista e scrittrice e si chiedeva se qualcuno avrebbe mai letto i suoi componimenti. L’uomo ha deciso di non permetterglielo, eppure la letteratura ha avuto l’ultima parola donandole, ovunque essa sia adesso, il suo posto da scrittrice di fama
internazionale.
Questo è il rapporto tra uomo e letteratura: il primo può anche morire, ma se lascia qualcosa attraverso la seconda, il significato
della sua vita, stampato sulle pagine del tempo, va ben oltre la sua morte corporale.
da Martin Luther King a Bebe Vio
Età 12-18 anni – Durata 60 minuti
Da ”I HAVE A DREAM” di Martin Luther King, al discorso di Bebe Vio alle Nazioni Unite, passando per il ”Messaggio ai giovani” di Rita Levi Montalcini e immaginando un incontro al vertice di coloro che hanno cambiato il futuro tra Steve Jobs, Bill Gates e Mark Zuckerberg.
Si vuole proporre e produrre un alto contenuto che sia motivo di stimolo, impegno e divertimento per utenti.
Parole forti, parole che hanno cambiato o che cambieranno il corso della storia e delle coscienze, saranno studiate, elaborate ed infine interpretate da una compagnia di giovani talentuosissimi attori.
Età 12-18 anni – Durata 90 minuti
Dopo aver conquistato ben 44 premi internazionali per il suo film “Il diritto alla felicità”, la Imago Film propone la versione teatrale dello stesso.
“Il diritto alla felicità”, scritto e diretto da Claudio Rossi Massimi che ne cura anche la regia teatrale, racconta una storia di amore e amicizia nella quale sono i libri i veri protagonisti.
Nella libreria di Libero, portato in scena da Pino Ammendola, scorre la vita reale tra malinconie, amori e sguardi al futuro.
E, al centro di tutto, il rapporto con il piccolo Essien, un vero divoratore di libri che diventerà l’amico, la sponda e la speranza del caro Libero.
“Il diritto alla felicità” è prodotto da Lucia Macale per Imago Film con Teatrando Film e UAO spettacoli ed è un progetto dedicato a Unicef, a cui andrà parte dei proventi.
Età 12-18 anni – Durata 90 minuti
1944. Quattro giovani salgono sulle montagne laziali per inziare la loro resistenza.
Dall’alto di una vecchia stalla in cui sono rifugiati, attendono l’arrivo di un treno tedesco carico di armi e munizioni che, raggiunta Roma, rifornirà gli occupanti, già da mesi impegnati in un’aspra guerriglia contro gli attivisti partigiani.
Il loro compito è far saltare quel treno, prima che raggiunga la Capitale. Il gruppo è unito, punta dritto alla meta, ma è giovane. E allora puo succedere che la convinzione traballi, che qualcuno confonda gli ideali politici e pensi che forse si stava meglio quando si stava peggio. Oppure, che ci si ritrovi ammaliati dall’inaspettata presenza di una donna, bella, attraente e misteriosa che, di colpo, cambia tutte le carte in tavola; ricordandoci, alla fine, di essere pur sempre uomini.
Un’opera sulla leggerezza, scritta ed allestita con freschezza ed energia, per rivivere l’ultima guerra da un’ottica inedita, quella goliardica e disimpegnata della giovinezza.
Età 13 – 17 anni – Durata 60 minuti
scritto e diretto da Fabio Canciello
Lo spettacolo “Atto Zero” tratta di giovani tramite i giovani stessi ed invita questi ad un’auto riflessione che scinda dalla frenesia quotidiana che li caratterizza.
Un messaggio di speranza, di forza a credere nelle proprie ambizioni in contesti che non lasciano spazio alle peculiarità del singolo e alle diverse intelligenze che non siano logico-matematiche.
Una storia pregna di sfumature, introspezione, senso civico, critico e di comunità; i temi trattati sono molteplici ma tutti attuali e tutti con un unico filo conduttore: i giovani.
Età 13-18 anni – Durata 60 minuti
“Immaginate un tempo quando il più importante matematico e astronomo vivente era una donna.
Immaginate che abbia vissuto in una città così turbolenta e problematica come sono oggi Beirut o Baghdad.
Immaginate che questa donna abbia raggiunto la fama non solo nel suo campo, ma anche come filosofo e pensatore religioso, capace di attrarre un largo numero di seguaci.
Immaginatela come una vergine martire ma non per la sua Cristianità, ma da parte dei Cristiani perché non era una di loro.
E immaginate che il colpevole della sua morte sia stato accolto tra i santi più onorati e significativi della Cristianità.
Non avremmo dovuto sentirne parlare?
La sua vita non avrebbe dovuto essere nota a tutti?
Avrebbe dovuto essere così, ma così non è stato.”
Lo spettacolo racconta l’ultimo giorno di Ipazia. Dal suo risveglio al mattino, seguito dall’uscita di casa per recarsi alla sua scuola, sino all’aggressione e alla morte. La narrazione è intervallata dal ricordo di una delle imprese “disperate” tentate dalla protagonista: salvare la biblioteca di Alessandria.
Impresa che abbiamo preso come simbolo della sua intera vita. A questo ricordo si alterna la voce sempre più veemente, e progressivamente più violenta, dell’autorità politica e religiosa. Partendo dal primo editto di Teodosio del 380 d.c. per arrivare ai veri e propri anatemi del vescovo Cirillo.
Per la parte relativa ad Ipazia la narrazione, pur fedele alla documentazione storica, è stata in gran parte liberamente reinventata. Per la parte relativa all’autorità politica i testi sono tratti dai quattro editti teodosiani. Per la parte relativa al vescovo Cirillo sono stati utilizzati frammenti dei suoi discorsi liberamente riadattati, tenendo come guida le testimonianze storiche che ci sono arrivate.
Età 13-18 anni – Durata 60 minuti
Lo spettacolo ha debuttato nel 2005 a Roma e in questi anni ha collezionato oltre 100 repliche fra le tournée in tutta in Italia e le recite a beneficio delle scuole.
Due tragedie epocali, la bomba atomica e il crollo delle torri gemelle, percepite dal cuore di due madri. Ad interpretarle, sostenuta solo da un costante tappeto musicale le cui composizioni originali sono di Francesco Verdinelli, è Francesca Bianco, anche interprete de IL SOGNO DI IPAZIA, altro
testo firmato da Massimo Vincenzi e baciato dallo stesso, straordinario successo.
Due avvenimenti sconvolgenti della storia contemporanea sono sintetizzati in un unico, simile, atroce e viscerale dolore tradotto in un linguaggio quotidiano e toccante come la verità.
L’autore del testo, Massimo Vincenzi, giornalista prematuramente scomparso lo scorso anno, ha scritto per il teatro gli spettacoli Bird è vivo, Alan Turing e la mela avvelenata, La Regina senza Corona e i monologhi Ulisse e le sirene, Don Parker e Sancho Panza, Moby Dick, L’amore non perdona, tutti diretti da Carlo Emilio Lerici, figlio del drammaturgo Roberto Lerici, che in questa occasione ha affidato la sua pluriennale esperienza al linguaggio forte ed espressivo del teatro narrato.
Due voci, un monologo. Le voci di due madri, lontane nel tempo, lontane nel carattere e lontane nella realtà che stanno vivendo. Una madre giapponese che vive a Kokura nell’agosto del 1945, la città scelta come obiettivo della prima bomba atomica e poi, a causa di un improvviso temporale, risparmiata all’ultimo istante. E una madre che vive a Manhattan e lavora alle Twin Towers nel settembre del 2001. Due madri che pensano e si muovono specchiandosi nel cuore e negli occhi dei loro figli.
Due madri che raccontano in modi diversi la loro esperienza, resa simile, identica, dal filo sottile della paura e del dolore che attraversa gli anni e lo spazio. Un’esperienza che mischia la finzione scenica con la realtà storica e di cronaca degli avvenimenti che fanno da sfondo alla narrazione. Dove il vero e il verosimile formano la traccia che porta gli spettatori dietro l’unica realtà oggettiva: il dolore delle vittime di tutte le guerre.
Età 13-18 anni – Durata 70 minuti
Una scrittrice (Valentina Olla) sta scrivendo uno spettacolo su Rita Levi Montalcini e l’impresa diventa quasi impossibile: nulla sembra essere abbastanza intelligente, le parole diventano banali di fronte alla grandezza di una mente così elevata e ad una personalità così straordinaria.
Una giovane donna ebrea che riesce a superare le assurdità delle leggi razziali, le atrocità della guerra, la discriminazione di genere: Rita Levi Montalcini è riuscita a vincere tutte queste sfide attraverso un secolo di incredibile storia personale.
L’autrice inizia così un percorso di fantasia a ritroso nel tempo nella vita della scienziata dall’anima ‘’imprendibile’’, entrando con l’immaginazione nei panni della madre, della sorella e di Rita stessa da ragazza.
La vita ed i pensieri dell’autrice cominciano un po’ per volta ad intrecciarsi con quelli della scienziata, a volte in sintonia, a volte agli opposti, in un monologo surreale a più voci, nel quale intervengono un giornalista impertinente (Marco D’Angelo) e la musica di un pianoforte.
Dagli inizi del ‘900 italiano, all’epilogo di una straordinaria esistenza, passando attraverso il Nobel.
Età 16-18 anni – Durata 80 minuti
La scena principale avviene negli anni Cinquanta davanti il cafè del “Gran Hotel Versailles”, una notte d’estate.
Eliot, un uomo di poco più di quarant’anni, ha appena concluso la presentazione del suo primo romanzo, un’autobiografia degli anni Trenta, ovvero quando viveva a Parigi e si esibiva con il pianoforte rosa al “Parker Musique” un locale diretto da Roger. Eliot; ancora elettrizzato dalla presentazione del romanzo autobiografico, decide di non ritirarsi in camera, bensì di concedersi un sigaro fuori dal cafè.
La sua mente viaggia e ritorna a venti anni prima, quando desideroso di fare il musicista si trasferì a Parigi in cerca di fortuna. Improvvisamente appare una donna. Il suo nome è “Donna” Mènanger e per l’intera prima scena terrà un tono di voce volutamente alterato, con l’intento di “mascherarsi”.
Eliot e Donna sono soli, superano l’imbarazzo e instaurano un dialogo piuttosto formale, poi la conversazione si scioglie e si anima. Ciò avviene particolarmente quando Eliot inizia a raccontare delle meravigliose serate trascorse al Parker Musique quando si esibiva con il suo pianoforte rosa.
La conversazione fra i due è vivace, ma ci sono anche momenti cupi, come se un “non detto” attraversasse il dialogo. Lei confessa di aver fatto la cantante, molti anni prima, e questo entusiasma il cuore di Eliot; qualcosa di enigmatico scorre silenzioso fra Eliot e Donna.
La scena senza soluzioni di continuità si trasferisce a venti anni prima, ovvero negli anni Trenta al Parker Musique diretto da Roger, il quale fingeva di essere amico di Eliot. Attraverso flashback, si alternano scene ambientate al “Grand Hotel Versailles” negli anni ’50 e scene ambientate negli anni ’30 al Parker Musique; la vicenda di Eliot e di Donna s’intreccia a quella di Roger.
A questo punto si dispiega il personaggio di Roger manifestando il lato oscuro della storia e dell’animo umano, esprimendo senza peli sulla lingua odio, disprezzo, accanimento feroce e desiderio di eliminare “qualcuno” che non sopportiamo, che ci da noia, che ha ciò che noi non potremmo mai avere. L’invidia morbosa di Roger “ucciderà” la gioia scanzonata di Eliot. Roger rappresenta l’invidia, l’egoismo e soprattutto il “male” nel suo lato irrazionale.
Eliot e Donna non sono due sconosciuti, bensì lentamente si riveleranno per ciò che sono: due cuori innamorati che sono stati brutalmente allontanati. I sogni infranti, le delusioni, l’amore, l’odio… Tutto ciò da forma ad un turbine di passioni, tormenti, sogni, delusioni, sentimenti, azioni crudeli e resilienza; volendo così rappresentare, con vivace schiettezza, la perpetua lotta fra buoni e cattivi, oppressi e oppressori.
Età 10-18 anni – Durata 60 minuti
“Dietro ogni bullo” si nasconde una fragilità. Uno spettacolo teatrale che porta sul palcoscenico una storia coinvolgente per aiutare gli adolescenti a comprendere e affrontare il fenomeno del bullismo. Attraverso una narrazione avvincente espressa da una vera e propria concertazione di voci, sonorità ed immagini, lo spettacolo insegna ai giovani l’importanza di ricorrere all’aiuto degli amici e della famiglia nella lotta contro il bullismo, immergendo lo spettatore in una atmosfera inclusiva e di partecipazione creata dalla sapiente e sensibile regia di Gabriele Zecchiaroli.
Il racconto formativo si sviluppa intorno al tema del bullismo a scuola e oltre, mettendo in evidenza l’urgenza di promuovere la gentilezza, i legami sociali, la diversità e il ruolo fondamentale dei genitori nell’educazione dei propri figli.
Lo spettacolo offre un’opportunità unica per il pubblico di riflettere sulle dinamiche del bullismo e di comprendere le ragioni che possono spingere un bullo ad agire in quel modo.
«Dietro ogni bullo” è impreziosito da un contributo di Francesco Fiumarella – Autore, Direttore Artistico e Generale del prestigioso Premio Internazionale Vincenzo Crocitti – con la poesia «Manifesto contro il Bullismo», voce recitante di Angelo Maggi.
Questa poderosa testimonianza letteraria agisce come una dichiarazione di resistenza contro il bullismo e invita il pubblico a unirsi alla causa.
Il regista e il cast di “Dietro ogni bullo” hanno lavorato duramente per creare uno spettacolo coinvolgente, nel quale si segnala la partecipazione straordinaria di Anna Maria Piva.
Lo spettacolo si caratterizza per interpretazioni intense e un testo toccante, riuscendo a catturare l’attenzione del pubblico.
Lo spettacolo vuole offrire al giovane pubblico un’esperienza teatrale emozionante che stimola la riflessione e promuove il cambiamento sociale
Età 12-18 anni – Durata 70 minuti
La lotta contro la violenza sulle donne emerge come il fulcro di “La bambina di carta”, ispirato dalla coraggiosa storia di Nojoud Ali, una sposa bambina yemenita che ha osato chiedere il divorzio all’età di soli 10 anni.
Questo spettacolo si propone come un’opera di sensibilizzazione su un tema controverso, ma spesso ignorato in occidente, che sta diventando una realtà anche nei paesi europei a causa del crescente flusso migratorio. Oltre a ciò, si pone come una profonda riflessione sulla libertà delle donne e sul loro ruolo, sia nelle società mediorientali che in quelle occidentali.
Il suo obiettivo è stimolare un dibattito consapevole per smantellare le ipocrisie e i pregiudizi che offuscano il discorso su questioni così delicate e cruciali.
L’allestimento stesso, strutturato come una conferenza stampa con la rottura della quarta parete, coinvolge attivamente il pubblico, invitandolo a porre domande e a riflettere sul tema dello spettacolo. Al contempo, la dimensione teatrale non viene trascurata, ma viene costruita progressivamente attraverso l’uso di immagini fotografiche in formato cartaceo e proiettato, parole scritte su supporto cartaceo e proiettate, nonchè l’uso di tessuti e oggetti scenici che rappresentano le testimonianze delle tradizioni culturali e le voci reali delle protagoniste delle spose bambine.
L’obiettivo è trasformare la scatola nera del teatro in un’installazione che comprenda immagini e testimonianze scritte, alla quale il pubblico possa avvicinarsi alla fine dello spettacolo, superando idealmente e simbolicamente la distanza culturale che separa il pubblico occidentale dalla tragedia umana delle spose bambine.
Età 12-18 anni – Durata 70 minuti
Due nomi, un’identità. Irena Sendler, infermiera nel ghetto di Varsavia. Jolanta, combattente della resistenza polacca.
La storia di una donna dal coraggio straordinario, una donna che salvò più di 2000 bambini dall’inferno dei campi di sterminio, facendoli uscire di nascosto dal ghetto grazie a una rete di persone altrettanto coraggiose, per affidarli a famiglie polacche che li avrebbero tenuti al sicuro.
Di ogni bambino Irena si segnava i due nomi: il vero nome ebraico e il nuovo nome polacco, perchè alla fine della guerra potessero riabbracciare le proprie famiglie.
Durante lo spettacolo, Irena rivive i suoi ricordi, dagli insegnamenti del padre durante l’infanzia, all’invasione della Polonia, dal matrimonio all’amore per un altro, un amore proibito, infine agli atti di estremo coraggio e di resistenza durante l’orrore del nazismo.
Irena attraverso le sue parole si rivolge ad Adam Celnikier, il giovane comunista ebreo per il quale, nonostante sia lui che lei fossero sposati ad altri, aveva perso la testa.
Un amore così forte da sfidare gli ordini dei nazisti, da far naufragare entrambi i loro matrimoni. Un amore così forte da sfidare i confini del ghetto.
Rivolgendosi ad Adam, Irena ripercorre molte storie. Storie di persone di straordinaria forza, come Ala Golab, infermiera, che scelse di affidare sua figlia a lei e rimanere nel ghetto per aiutare altri bambini abbandonati, il dottor Janusz Korczak, che si prese cura dei ragazzi dell’orfanotrofio del ghetto seguendoli infine nel vagone piombato che li avrebbe portati alla morte, Jaga e Janka, le due sorelle della Resistenza che protessero il segreto di Irena, Rachela che si dissolse e rinacque combattente, Ewa che morì a Treblinka, Jan Dobraczynski, personaggio chiaroscuro, nazionalista e antisemita, ma che accettò comunque di prendere enormi rischi per salvare decine di bimbi ebrei.
Storie di persone comuni, di madri e padri messi di fronte all’impossibile scelta di affidare i propri figli a degli sconosciuti per salvarli, o rimanere con loro per proteggerli in un luogo in cui imperava la morte.
I nazisti fecero installare un luna park proprio accanto al ghetto, e fu montata una grande giostra panoramica. Durante i giorni della rivolta, i polacchi fecero la fila per
acquistare i biglietti, per guardare il ghetto che veniva messo a ferro e fuoco, i ragazzini fucilati in strada, centinaia di migliaia di persone deportate a Treblinka.
Irena prendeva il tram della linea Muranow, aveva tra le gambe una borsa logora, che conteneva un bambino sedato, per portarlo oltre i confini dell’inferno e poterlo
salvare.
Guardando la giostra del cielo, pensò che questo era un mondo capovolto, dove gli adulti salivano sulla giostra per guardare i bambini morire.
In un mondo normale, i bimbi avrebbero dovuto esser sulla giostra, non in borse logore con il sedativo nel sangue, o in treni merci diretti ai campi di sterminio.
Con un dolore allo sterno, pensò a tutti i bambini che non aveva salvato, a quelli che non sarebbe riuscita a salvare. Li immaginò così che la stavano guardando dall’alto,
che stavano guardando dall’alto il mondo intero, dalla loro giostra, una giostra stupenda, una giostra al contrario nel cielo.